Quaranta lettere in versi a una figlia, una per ogni settimana di gravidanza. L'aurorale confronto tra padre e feto prima della nascita, in un tempo ancora incontaminato, al riparo dal male che sopraggiungerà puntuale. La scrittura come unica forma di confessione per un giovane uomo che mostra le proprie fragilità e paure ma anche la soffocante emozione d'immaginare le sue sembianze, la comprensione che una donna nasce donna e non lo diventa, la commozione nel pensare alle fasi della sua crescita. Nelle dolorose missive l'ammissione di non poter essere perfetto ma anche la promessa di non tradire mai. Il viaggio termina con uno scritto in cui il padre racconta la notte della nascita e i giorni seguenti, nei quali si entra in una gabbia priva di tempo, apribile soltanto da un'unica chiave: l'unione vibrante e compatta tra genitori.