Le 124 Epistulae morales ad Lucilium, di lunghezza estremamente variabile, sono state composte durante il ritiro di Seneca dalla vita politica. Il destinatario di tutte le lettere è l'amico Lucilio, scrittore e poeta a sua volta, che in quel periodo ricopriva la carica di procuratore imperiale in Sicilia. In tutte le lettere dei tre libri di cui si compone l'opera, Seneca affronta tematiche filosofiche e non, come l'importanza dell'amicizia, il disprezzo dei beni materiali, l'onestà intesa come unico bene che il saggio deve raggiungere, la morte come fine e coronamento ineludibile della vita, l'avversione per la violenza, l'accettazione del suicidio come mezzo estremo in situazioni irrimediabili dal punto di vista morale o fisico, la rievocazione di gesti valorosi compiuti nell'antichità. Si tratta, spesso e volentieri, di vere e proprie pillole di saggezza, utili alla ricerca del bene supremo, la felicità, da raggiungere sfuggendo alle lusinghe e agli ostacoli della sorte e conducendo infine un'esistenza conforme alla natura. Seneca scrive: «Lavoro per i posteri e scrivo cose che possano essere loro utili». In realtà noi sappiamo che sarà utile anche, o soprattutto, a se stesso: perché il maestro, quando istruisce l'allievo, arricchisce anche il proprio animo.