Massimo Fagioli nei cinquantuno articoli di Left 2014 "disegna" con le parole, sempre diverse, il pensiero nuovo e le scoperte di una vita irrazionale e "avventurosa", che lo psichiatra dell'Analisi collettiva, scomparso il 13 febbraio scorso, ha dedicato interamente alla ricerca sulla realtà umana non cosciente. Nel 1970, afferma: "scrissi che alla nascita dell'essere umano la realtà biologica realizza, nel rapporto con la luce, la fantasia di sparizione che è capacità di immaginare la non esistenza della realtà non umana, e l'esistenza della memoria-fantasia dell'esperienza avuta dal corpo del feto nel contatto con il liquido amniotico, che è la verità della natura umana". Muove da questi presupposti teorici la scrittura di Fagioli, che si immerge nella linea, sempre nera, per "pensare quello che non è stato mai pensato", nonostante le idee di Senofane e di Platone, prediligendo le immagini della Mesopotamia, la cultura che si sviluppò migliaia di anni prima del cristianesimo e che parlava di "veglia, coscienza e parola e della libertà dei sogni, nel sonno", alludendo all'invisibile movimento per cui "la mente umana è corpo umano, il corpo umano è mente umana".