Una trama strampalata, una gang improbabile, inseguimenti alla “guardie e ladri”: tutto questo si trasforma nelle mani sapienti di John Niven in un romanzo esilarante. Si ride a scena aperta con le quattro vecchiette di Le solite sospette.
Nel Dorset, ci sono Susan, vedova da poco, casa pignorata e debiti del marito debosciato, Julie, sessantenne avvilita da un’esistenza nella quale ha dato tanto per poi ritrovarsi niente in mano, solo umiliazioni e fallimenti, Ethel novantenne in sedia a rotelle ex stellina dei palcoscenici, disinibita e volgare, e Jill, che ha un nipotino malato, da operare, e uno spirito pacato e un po’ puritano.
Possono queste quattro anziane signore così stranamente assortite mettersi in testa di rapinare una banca? John Niven glielo fa fare, con tanto di fucile a canne mozze e passamontagna. Poi la fuga, Cannes, Marsiglia, il Sudamerica, in un viaggio che vede di tutto. Anche la malavita russa, l’Interpol, gli appostamenti, le trappole, i documenti falsi, le irruzioni e una coppia di poliziotti inglesi in trasferta. Ci sono l’ispettore Boscombe e il suo sottoposto Wesley che finiscono per recitare un ruolo comico a loro spese, un duo che regala una gag dopo l’altra.
Le vecchiette salvano pure una ragazzina dalle grinfie di un camionista arrapato e le regalano un futuro sereno, non prima di aver bevuto champagne in una gigantesca suite al Ritz, aver guidato una Porsche Cayenne coi vetri oscurati, ballato in un locale notturno mischiandosi al peggiore popolo della notte. Si finisce per fare il tifo per le cattive ragazze di Niven, coraggioso a costruire una storia così grottesca con quattro anziane protagoniste, e molto bravo a tenere alta la tensione, con un’attesa impaziente del finale che fa trattenere il fiato.
Bellissima e gustosissima lettura, che assicura risate con tanta irriverenza, umorismo politicamente scorretto e una buona dose di volgarità. Tra una scena rocambolesca e l’altra, John Niven si concede anche qualche spunto vero e significativo che va al di là del divertimento della storia e si eleva a riflessione. Ci sono in gioco le nuove opportunità, la possibilità autentica di riscatto, la bellezza di donne che non si fermano di fronte alle difficoltà. Loro schiacciano sull’acceleratore e, sfacciate, partono.
Recensione di Francesca Cingoli