Ha il sapore della storia, questa nuova silloge di Simona Massa Ope: storia individuale e storia collettiva, fin dal titolo che individua un preciso arco temporale, così che della ragazza degli anni Settanta, che si riconosce oggi nell'ossimoro giovane/vecchia o vecchia/giovane, ancora sopravvivono i sogni e le inquietudini. Ha il profumo delle stagioni, evocate nei versi di Pablo Neruda posti in esergo: e allora ecco il basilico odoroso, le margherite tra l'erba fitta e assolata, l'alito fresco dell'eucalipto, i silenzi di neve. E ancora ha la vertigine dell'infinito, come la sconfinata brezza che vira verso la punta estrema delle stelle: uno spazio-tempo a cui noi umani possiamo solo anelare. In questa immensità è ancora dolce il naufragare, grazie alla parola poetica: parola fragile, facile a rompersi, capace di estrarre però dalle fratture suoni segreti, negati, taciuti. (...)