Il volume raccoglie gli atti del convegno internazionale (28-29 aprile 2021) organizzato da École Pratique des Hautes Études - PSL, Paris, Università di Macerata e Accademia di Belle Arti di Macerata - Istituto di Restauro delle Marche, col sostegno dello Studio Barigelletti di Ancona, a cui si è aggiunto in sede editoriale il patrocinio del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, del CHG - Construction History Group, dello CSELT - Centro Studi E Laboratori Telecomunicazioni e del 3ARC - Ancient Art Architecture Reception Center. I contributi proposti offrono riflessioni inedite sull'arte e l'architettura del Quattrocento in area marchigiana e adriatica, caratterizzata dalla convivenza tra tradizioni locali di matrice medievale e forti impulsi al cambiamento. Provengono soprattutto dalla Toscana i grandi maestri che contribuiscono a rinnovare il linguaggio dei centri settentrionali delle Marche: corti feudali come quelle degli Sforza a Pesaro e dei Montefeltro a Urbino, più prossime al confine, sono le prime ad accogliere gli artisti toscani e ad aprirsi, così, alla nuova stagione rinascimentale. Soprattutto Urbino, "crocevia delle arti", fiorisce grazie a Federico da Montefeltro, che per creare il suo palazzo si serve di grandi maestri dell'architettura e dell'arte, tra cui il dalmata Luciano Laurana. Ma su tutto il territorio regionale si distinguono anche altri suoi conterranei, come Francesco Laurana, Giorgio da Sebenico, Niccolò di Giovanni Fiorentino e Giovanni di Traù, che con la loro importante attività testimoniano il ruolo centrale della civiltà adriatica nella storia della cultura marchigiana. Questi artisti studiano i modelli veneziani e padovani nelle città costiere delle Marche e della Dalmazia, dimostrando anche un interesse archeologico per le vestigia romane. Uno dei protagonisti della scena artistica è Carlo Crivelli, pittore di formazione padovana, squarcionesca e donatelliana che rappresenta una delle espressioni più felici e feconde del "Rinascimento umbratile". Il panorama architettonico del Quattrocento marchigiano, pur definito da quella eterogeneità che caratterizza anche le arti figurative, sembra meno eclettico: una situazione dovuta non solo al principio ghibertiano della "mediazione gentile", ma anche e soprattutto alla funzione coesiva dell'opera di Francesco di Giorgio Martini, i cui edifici militari assumono un'importanza decisiva nella tradizione architettonica delle Marche. Il volume è dedicato in particolare agli episodi di coesistenza, contaminazione e conflitto tra le molteplici culture artistiche e architettoniche, con speciale attenzione ai fenomeni di scambio, dialogo e migrazione dei motivi iconografici, dei modelli tipologici e delle forme stilistiche. Il territorio marchigiano si configura come osservatorio privilegiato per lo studio di uno scenario peculiare, frutto di una prolifica circolazione di idee in una difficile convivenza tra eredità medievale e Rinascimento dell'antico.