Una analisi lucida e impietosa sul ruolo subalterno dell'informazione italiana nell'attuale scenario del conflitto ucraino. L'autore mette sotto la lente di ingrandimento talk show e servizi giornalistici di dubbio pluralismo, dimostrando una narrazione stereotipata da stucchevoli copioni di dominio atlantista. Un linguaggio manicheo e messianico da guerra santa, che pretende di raccontare un conflitto in cui l'informazione ha già glorificato uno dei contendenti. Un libro provocatorio, critico verso una cronaca uniforme che non offre alcun distinguo, nessuna analisi equidistante, e che zittisce come vuoto pacifismo le posizioni di chi dissente e sta fuori dal branco.