Tutti ricordiamo che a Brescia ci furono Le Dieci Giornate, e così le nominiamo quando serve, ma ben pochi saprebbero dire che cosa avvenne allora in ciascuna giornata, salvo che per la prima, poiché questa l'ha resa di conoscenza diffusa il poeta bresciano Angelo Canossi col suo famoso poemetto dialettale intitolato, appunto, L'esòrdio dè le dés zornade. In questo libro, invece, il nonno che conosce quei fatti giornata per giornata li racconta ai suoi nipoti e ai lettori, mentre proprio dall'esòrdio del Canossi l'Autore fa derivare il sottotitolo del libro Con la treccia sul cuore. Per tutti i Bresciani, comunque, a parte i dettagli degli eventi giornalieri, le Dieci Giornate vogliono dire barricate, fanno ricordare l'eroe Tito Speri e, soprattutto, spiegano l'appellativo di Leonessa d'Italia di cui essi e la città stessa vanno fieri. C'è anche un altro nome di animale, dopo quello di "leonessa", del quale le Dieci Giornate fanno memoria ed è quello di "iena", perché l'appellativo di Iena di Brescia è rimasto attribuito da allora alla figura del generale austriaco Haynau, a causa delle vendette feroci che le sue truppe hanno inferte, infine, alla città e ai cittadini bresciani. Il nonno qui ricorda ai lettori tutti i personaggi di quei giorni, fra i quali citiamo il martire Carlo Zima con il suo atto eroico, ma il protagonista vero delle Dieci Giornate fu soprattutto il Popolo dei Bresciani, dalle cui imprese belliche nel Risorgimento derivò il motto storico di combattimento alla bresciana. Età di lettura: da 8 anni.