Dal giorno della sua pubblicazione, nel 1972, per i Nuovi Coralli della Einaudi, "Le città invisibili", di Italo Calvino, ha ispirato decine e decine di artisti. Gli approcci sono stati dei più diversi. C'è chi si è attenuto strettamente al racconto, illustrando ciò che lo scrittore descriveva con le parole, chi ha tratto ispirazione per una raccolta di disegni informali, chi ha estratto il senso del racconto e chi ha riportato l'immagine di un particolare. Nelle pagine seguenti troverete la mia interpretazione dei 55 racconti di Calvino, interpretazione che può avvicinarsi o discostarsi da coloro che mi hanno preceduto in questa avventura. Certamente è una visione soggettiva, come le altre, e non ha alcuna pretesa di interpretare il pensiero di Calvino, né cercare di estrarre le immagini delle città così come lui le intendeva, ma è semplicemente una interpretazione grafica di 55 città immaginarie, tutte dai nomi di donna, messe assieme come solo Calvino sapeva fare, interpretazione delle impressioni annotate durante i suoi viaggi reali, che ha preso solo come spunto per affidarle poi al più grande viaggiatore della letteratura, Marco Polo, sotto forma di relazioni dei suoi viaggi a Kublai Khan, fondatore del primo Impero cinese, e farle approdare in tutt'altra epoca storica.