Il 15 gennaio 2015 il giudice del Tribunale di Bologna Alberto Ziroldi, su richiesta del Sostituto Procuratore Marco Mescolini, firma un documento di 1377 pagine in cui si ordina l'arresto di oltre cento persone. La maggior parte dei cittadini in Emilia-Romagna ancora non sa, quel giorno, cosa sta per succedere. Ancora si pensa che la 'ndrangheta sia lontana almeno quanto i mille chilometri che ci separano da Crotone. Non si riesce ad ammettere quanto sia profondo il radicamento. Poi, all'alba del 28 gennaio, migliaia di carabinieri sciamano in tutta la regione scortati da elicotteri per eseguire gli ordini di carcerazione. Il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti la definisce un'indagine "storica, senza precedenti", e la comunità si risveglia da un sonno durato vent'anni. Inizia così il più grande processo alla 'ndrangheta celebrato in Italia, con 220 persone alla sbarra, 195 udienze nell'aula bunker del Tribunale di Reggio Emilia, oltre 1500 anni di carcere contenuti nelle sentenze dell'ottobre 2018. L'intera regione ora è davanti alle proprie responsabilità, che si possono riassumere in una constatazione: non avevamo capito niente. Benvenuti in Aemilia. Prefazione di Antonella De Miro, postfazione di Susanna Camusso.