In questo classico della storiografia la cultura medievale è interpretata in prospettiva socioantropologica, secondo alcune categorie fondamentali: lo spazio-tempo, il diritto, il lavoro, la ricchezza, la proprietà, la persona umana. Ma qui, in contrasto con i dogmi di certa storiografia sovietica (da cui l'anatema di antimarxismo e revisionismo pronunciato contro il libro dalla nomenclatura politico-intellettuale russa), l'analisi è rivolta non tanto alla "sovrastruttura" ideologica che ha la sua base nella "struttura" economico-sociale del Medioevo, quanto alle idee sul mondo di cui gli uomini del tempo non sempre erano chiaramente consapevoli e che sfuggivano perciò a una completa ideologizzazione. La scelta di questo livello psicologico - in cui Gurevic privilegia le manifestazioni di massa della cultura medievale permette di accedere a un'immagine diversa dell'"uomo medievale", mostrando come egli si rapportasse nella sua concreta vita quotidiana con l'ambiente fisico e sociale e come riconoscesse in esso un principio regolatore centrale.