Con un affabulare sobrio e discreto, e sostando lungo le stazioni della sua ricerca, Umberto Fiori ricompone la storia del rapporto con la poesia: le letture, gli incontri decisivi, il passaggio attraverso l'esperienza musicale degli Stormy Six, l'approdo al primo libro di versi. La distanza da ogni postura lirica è un cammino che avviene nella terra della poesia, la cui lingua accoglie il quotidiano, il neutro, l'atonia, l'anonimia, ma allo stesso tempo è invenzione di una forma e suono di un pensiero. In un perfetto equilibrio tra l'evocare e l'interrogare si dispiega un'av- ventura meditativa che si potrebbe dire "pronominale": l'io, il tu, il voi, il noi sono una costellazione interiore e insieme una drammaturgia che si allontana dal "proprio" e si muove verso il "comune". E lungo il racconto riaffiorano via via i versi, secondo una scansione temporale dell'itinerario, da Case fino a Autoritratto automatico. La poesia è, in queste pagine, oltre che amore della lingua, necessità morale.