Pubblicato nel 1945, "Lavori" (Travaux) è diventato immediatamente un classico della letteratura operaia internazionale e non solo. Attraverso venticinque capitoli autobiografici Georges Navel riproduce la provvisorietà delle condizioni lavorative della Francia postbellica e la difficoltà dei salariati dell'epoca a relazionarsi con un mondo in lenta ricostruzione. È sempre attraverso il lavoro che Navel stabilisce con oggetti, persone e pensieri una relazione di tensione unica, capace di elaborare una filosofia finalizzata solo alla libertà dell'uomo. Nonostante la critica abbia paragonato la sua scrittura a Gorkij, Panait Istrati, Eugène Dabit e Charles-Louis Philippe, la voce di Navel resta unica e inconfondibile. Come ha scritto Jean Giono: «Questa paziente ricerca della felicità, che è la nostra, la vediamo espressa qui con tranquilla buona fede».