"Mi chiamo Giulio Alfano, ho cinquantaquattro anni e tra pochi mesi morirò. Sono potente, ricco, cinico e permaloso, per anni ho combattuto contro la mia rabbia e la mia malcelata depressione e alla fine ho perso. Poco male, sapevo che sarei stato sconfitto dalla vita anche se non mi aspettavo una fine così povera di pathos. Oggi mi sono alzato molto presto, il sole stava appena sorgendo. [...] Roma è strana, una gran puttana adagiata lascivamente sul suo fiume che la feconda quotidianamente senza chiedere nulla in cambio e ricevendo una distratta indifferenza. Quasi una tristezza atavica. Mi specchio in quella mestizia e riscopro la mia vita, come ogni mattina e oggi in maniera particolare. Il fiume non è solo l'anima morta della mia città, ma rappresenta la vita senza fine dell'esistenza. Penetra all'infinito nella carne e nel sangue della vita senza che la vita stessa se ne accorga."