"La sola andata" segue ad alcuni anni di distanza il precedente "Naufragi". Colpisce sempre, nella poesia di Giovanna Dal Bon, la necessità della parola poetica. La sua è una scrittura che asciuga il verso, acumina la parola e, al tempo stesso, pronuncia con voce scandita. Non teme. È una voce che emerge dalla perdita, dal sommerso, dal «sotterraneo dell'esserci», e si porge al di fuori, a cercare, «decidere le distanze / quell'andare / quel venirsi incontro / (...) / indossare la voce adatta / prevenire il contraccolpo / tentare l'equilibrio della sola andata».