La sicurezza pubblica costituisce un compito primario dello Stato. Un compito al quale nessun tipo di Stato (considerata l'espressione in senso ampio, come complesso dei pubblici poteri) potrebbe rinunziare pena la rinunzia alla continuità della sua esistenza. Nonostante l'importanza dell'argomento, da molto tempo esso non occupa più nel campo delle scienze amministrativo quel posto preponderante che vi occupò nel passato. Nei manuali, allo studio dei compiti dell'amministrazione (altri parlano di "funzioni") viene dedicata scarsa attenzione. Solitamente (ma non in tutti), si ritrova soltanto la menzione di quelli principali, accompagnata da qualche breve chiarimento sull'oggetto e dalla citazione delle leggi fondamentali che regolano la materia , ma non si va oltre la descrizione . La sicurezza pubblica viene ricompresa tra i compiti di conservazione, secondo una classificazione nella quale figurano, oltre ai predetti, i compiti di benessere. Laddove si va oltre si preferisce soffermarsi sui secondi: la sanità, l'ambiente, ecc. Per quanto concerne la produzione monografica sino a pochi anni fa i volumi (giuridici) pubblicati, in relazione all'importanza della materia, erano ben pochi. Negli ultimi anni sono apparsi nuovi contributi sia di giuristi che di criminologi. Le ragioni di tale fenomeno si possono facilmente individuare. La sicurezza pubblica viene configurata, secondo una visione risalente, che è stata recepita dalla Costituzione repubblicana, come un limite alle libertà, sicché si inquadra pienamente nella configurazione bipolare tra autorità e libertà - di cui anzi costituisce l'archetipo fondamentale -, considerata tradizionalmente come l'essenza del diritto amministrativo.