Questo libro, ricco di atmosfere concrete e tuttavia paradossali, racconta la strana scomparsa di Anice Zolla, dove insieme con Anice a scomparire è anche la memoria dei luoghi e persino un'epoca. Attraverso le sue donne e le esperienze erotiche che ignoriamo quanto reali e quanto visionarie, Anice riporta a galla il suo passato e la sua terra, un Sud irrimediabilmente infranto, un mondo dove ogni albero, pietra, nido, sentiero potrebbe ancora parlare se trovasse orecchie, ma è proprio l'ascolto, in definitiva, a mancare. Così Anice, come il mondo che attraversa, è condannato a smarrirsi, a scomparire, a dileguarsi, sospeso tra la spinta a fuggire che equivale a morire e la spinta a restare, di medesimo risultato. Ed è per questo che nessuno, nella comunità del suo paese di origine, Nèrulo, vorrà o potrà più cercarlo. Anice è dunque un ostaggio. Ad esempio, del rione Convento, vittima di uno smottamento irreversibile che lascia appena la conta delle ultime case del quartiere oppure del ventre, pieno di fantasmi ma vuoto di voci animali e umane, che sono i boschi che oltrevalica.