"Forse per me l'unica possibilità di incidere è fare il rompicoglioni." M. M. è un calciatore e un militante di Lotta Continua. Gioca in una squadra guidata da un capitano che ai giornali si dichiara "un nazionalista e un conservatore". Allergico alle gerarchie dello spogliatoio, M. M. finisce in provincia, al Sud, e si scontra con la nuova classe dirigente della Democrazia Cristiana dopo un'intervista in cui ha detto: "Il tifoso è uno stronzo. Sfasciano tutto per un errore dell'arbitro mentre per l'ospedale che fa schifo nessuno scende in piazza". Tornato a Roma, diventa il testimone chiave del più grande scandalo dello sport italiano, il calcio-scommesse: quattro suoi compagni vengono arrestati, ma forse M.M. non racconta come è andata per filo e per segno. In campo si rompe due volte e a ventiquattro anni è costretto a chiudere con il calcio. Così finisce dentro una storiaccia, la droga. Importa quattro tonnellate di hashish dal Marocco, la sua pilotina affonda con il carico, lo fermano, riesce a scappare. Sparisce per sempre. Il processo è in contumacia: "Forse vive in India. Oppure è morto", si dice negli ambienti del calcio. Ma invece non è così lontano. Ispirato a una storia vera, "La scomparsa del calciatore militante" è la non fiction novel sul giocatore più scomodo del calcio italiano.