Il saggio affronta il tema della difficoltà del diritto a fronteggiare e ancor più a disciplinare, con le proprie categorie tradizionali, la pervasività delle tecnologie digitali che avvolgono e permeano le nostre esistenze individuali e sociali. Dopo aver richiamato i principali interventi normativi del Parlamento e del Consiglio europeo in materia, che culminano nel Digital Service Act (2022), vengono analizzati potenzialità e rischi che l'impiego di sistemi di Intelligenza Artificiale portano con sé nell'esercizio delle professioni legali. In modo approfondito è trattato il tema della "giustizia predittiva", ossia della calcolabilità anticipata della giurisprudenza da parte degli algoritmi, mostrandone le caratteristiche di non neutralità e di fallibilità, le grandi opportunità offerte, ma anche il potenziale conflitto che si può venire a creare tra normatività tradizionale e normatività digitale. Ciò a conferma della fondamentale ambivalenza posseduta dagli strumenti tecnologici: da un lato di arricchimento delle capacità umane, ma dall'altro di radicale trasformazione di aree importanti della vita umana. Sul punto cruciale della decisione giudiziale assistita da algoritmi, è sottolineata con particolare vigore l'irrinunciabilità della responsabilità personale del giudice, che non può mai essere surrogata da un ruolo preponderante, occulto o manifesto, esercitato dalla tecnologia digitale. In conclusione è sostenuta la tesi dell'opportunità di una fruttuosa convivenza - anche nel campo giuridico - tra l'uomo e le macchine.