«La pietra angolare» descrive una realtà cruda, dominata dal conflitto tra indigenza e ricchezza. Il boia di Marineda, Juan Rojo, è perseguitato dallo stigma del suo mestiere crudele, protagonista insieme a un quadro composito di varie specie umane, ubriaconi, perdigiorno, sgherri di paese, ridotti ai minimi termini dal quotidiano ciondolare senza uno scopo apparente. Moragas, medico del paese, conduce ragionamenti filosofici sul destino, il dramma dell'esistenza, la pena di morte, novello Faust di una realtà che fino all'ultimo cercherà di volgere a suo piacimento. Gli avventori dei circoli e dell'Acquario, stimati professionisti, alcuni ricoprenti cariche pubbliche, avranno di che discutere, per via di un fatto criminoso che colpirà la piccola comunità di Erbeda e il piccolo Telmo, figlio di Rojo, bersaglio prediletto per il dileggio dei suoi coetanei, diventerà suo malgrado l'ago della bilancia dell'esistenza di suo padre e dello stesso Moragas, quando improvvisamente le sorti di tutti, dal boia al giudice, dal medico all'avvocato, verranno al pettine come nodi scorsoi.