A Cesare Prandelli è affidato il compito arduo di ricostruire quasi da zero un ambiente umiliato e sepolto dalle macerie. Dopo una eliminazione senza vittorie dal Mondiale sudafricano, in un girone tra i più facili che si potessero sperare, il destino ha voluto che quella Nazionale che l'uomo di Orzinuovi andrà ad allenare abbia toccato il suo punto più basso. Ma se la vera vittoria di Cesare a Firenze è stata aiutare una città e la sua squadra a cambiare mentalità, rimettendosi con i piedi in terra e imparando a fare i conti con la realtà, a sognare, certo, ma senza farsi prendere dall'ansia del risultato, forse Prandelli è l'uomo giusto al posto giusto. Un capitano coraggioso e dai modi garbati - mai una parola sopra le righe, mai uno scatto di nervosismo o di frustrazione - un uomo serio, una persona per bene; che sia anche un tecnico tra i migliori in circolazione, non solo in Italia, è quasi un dettaglio. Aver scelto lui significa aver dato un nuovo senso alla Nazionale azzurra. A suo modo un saggio, dotato di intelligenza e di equilibrio. Un uomo, appunto, prima che un allenatore.