Godere di buona salute significa avere risorse sufficienti per fronteggiare la realtà, potersi sentire coinvolti nel piacere e nel dolore, "innamorarsi" della vita in ogni situazione, ben consapevoli che gioia e sofferenza sono esperienze che ne fanno parte. La malattia, come la salute, non è un concetto universalmente omogeneo e condiviso: l'interpretazione data dal soggetto è la risultante di una serie di combinazioni costruite nel contesto culturale di appartenenza. Il professionista della relazione d'aiuto non può "sapere" di salute e malattia soltanto a livello scientifico, ma dovrà avvalersi di strumenti che gli consentano di comprendere la complessità dell'essere umano per avvicinarlo con rispetto ed empatia. La sua relazione si costruirà nella misura in cui sarà in grado di tenere insieme modalità tecnico-scientifiche ed empatiche che considerino la storia di vita, i legami, la biografia, l'ambiente sociale di riferimento del paziente dal momento che sono proprio tali relazioni a definirne l'identità personale e sociale, la visione del mondo e gli atteggiamenti nei confronti della salute e della malattia. Comportamenti che si rifacessero solo a scienza e tecnica, ignorando soggettività e affettività delle persone, sarebbero irrazionali. Il percorso del volume intende "aiutare" l'allievo delle professioni sanitarie a risalire l'intreccio vitale di situazioni, problemi, relazioni che hanno segnato il pensiero e le azioni del paziente.