A trentacinque anni, la carriera dell'attore Alessandro Mantovani registra un'impennata improvvisa. Le vecchie fiction lasciano il posto a pellicole d'autore, film che lo consacrano come il testimonial del nuovo cinema italiano. Per uno come lui, cresciuto in una borgata romana, figlio di una casalinga e di un operaio dell'Autovox, è l'occasione che aspettava per entrare nelle grazie di quella borghesia liberal-progressista che da sempre orienta i gusti culturali della nazione. Un matrimonio con la rampolla di una famiglia dell'aristocrazia intellettuale di Sinistra, un attico in un quartiere esclusivo di Roma, salotti buoni e party selezionati. Questo è il suo nuovo mondo. Un ordine che è fatalmente destinato a sgretolarsi il giorno in cui Alessandro perde la testa per una minorenne con cui ha una breve relazione. Lo scandalo sessuale, venuto presto allo scoperto, esplode sui media, riportando la "questione morale" all'attenzione della Sinistra progressista. Intorno al caso si scatena una bagarre. Da una parte si solleva un'ondata di solidarietà proveniente dal mondo intellettuale, dall'altra i giudizi spietati di indignati e censori che chiedono per Mantovani una pena severa. La vicenda diventa così il terreno per uno scontro politico e ideologico in cui la cronaca viene deformata dallo spettacolo, e in cui tutto conta fuorché la sorte dei protagonisti.