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zeppegno giuliana - la luce che pioveva

LA LUCE CHE PIOVEVA




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Dettagli

Genere:Libro
Lingua: Italiano
Editore:

L'orma

Pubblicazione: 02/2022





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Trama

Una figlia si rivolge alla madre, ne raccoglie l'eredità di storie che appartengono a un'Italia non lontana nel tempo, ma già parte di un orizzonte mitico. L'infanzia tra le cascine del Piemonte, le preghiere al posto delle filastrocche, l'apprendistato alla vergogna e alla fatica, la passione del lavoro, la prima automobile, l'amore per un marito esuberante e fragile, per i figli inaspettati. Procedendo per brevi capitoli che segnano tappe e incontri, "La luce che pioveva" illumina con sguardo acuto e partecipe il percorso di una donna e di un Paese in trasformazione. Un libro intimo che - incalzando il «tu» materno senza mai giudicarlo - narra alla seconda persona singolare l'avventura di un'esistenza normale.




Recensione Libraio

Quegli anni sono stati come un cielo, mi dici. Che noia un cielo sempre azzurro. Non sai neanche dove inizia, dove finisce, che pezzetto è il tuo.”

 

Una figlia scrive quello che ha sentito raccontare da sua madre, i suoi ricordi, i fotogrammi di attimi che hanno composto la sua vita: lo fa perché sa che è importante lasciare andare, guardare avanti, abbandonare i fardelli, ma è altrettanto importante mantenere, per imparare, anche per fare pace col passato. Una memoria che continua a esistere non è solo un album di ricordi personali, è un patrimonio, un racconto che parla a tutti, con una storia comune.

La luce che pioveva nasce così, per fissare immagini, una dietro l’altra, in capitoli brevi che sono istantanee, e descrivono il divenire di una donna dagli anni cinquanta ad oggi. È un mondo contadino, quello del Piemonte rurale. Un piccolo mondo chiuso, dove si mettono al mondo figli e si ricomincia a lavorare, l’infanzia si passa nei campi, senza noia, né tempo, né parole, a soffiare fiori di tarassaco e a piantare piantine di menta.

La mamma di Giuliana cresce in un groviglio di fratelli e sorelle, in una vita giusta perché faticosa, con un padre austero, giornate di silenzio e lavoro, il bin a scandire il tempo, e i piaceri goduti di nascosto e per questo immensamente preziosi.

È un mondo semplice dove la festa del paese è tutto il bello che può essere la vita, e non serve altro, perché non si conosce altro.

Giuliana Zeppegno scrive con emozione frammenti di una storia ordinaria, dove non succede nulla di speciale, perché questa è la vita normale, e regala quadri arcaici di struggente bellezza, come le serate nella stalla, a giocare tutti insieme, prima del sonno, le coperte stese sul fieno, la mamma a fare la calza.

 

Ora, ricordando la luce gialla che pioveva dal soffitto, le cartelline con sopra i chicchi di granturco, i numeri scanditi dalla voce di tuo padre e il cestino dei premi con le arachidi e le nocciole, pensi che quelli, al riparo dalla furia e dalla fatica dei giorni, erano momenti felici.”

 

Fulminei come lo squarcio di un flash: i primi innamoramenti, il lavoro in laboratorio, l’incontro con Giorgio, e il ricordo di una musica che a ripensarla mette malinconia addosso, un fidanzamento di classe media, la Cinquecento, il cinema, il matrimonio e la nascita di due bambini, la casa che guarda le colline.

Si susseguono episodi che attraversano gli anni, e i fatti del mondo grande entrano nel mondo piccolo della famiglia: il Sessantotto, la morte di John Lennon, “uno di famiglia”, la fine di Bettino Craxi, il berlusconismo, le due torri al di là dell’oceano. In mezzo ci sono le giornate in montagna a cercare i funghi, i turbamenti di Giorgio che diventano sempre più forti, la malattia ossessiva, la nebbia che cala sulla moglie impotente, i figli che attaccano o se ne vanno.

Si chiamano colpi della vita. Oppure è il cielo, con le sue nuvole.

Con una circolarità struggente per ogni figlia, c’è una cioccolata calda da restituire a un certo punto della vita, per tirare su il morale, come si usava avere quando si era piccoli, come si impara a fare quando si cresce, per accarezzare la delicatezza di una mamma nostalgica: e in quell’immagine appena sfiorata quasi con pudore c’è tutto.

La luce che pioveva è un racconto pieno di sentimento ma anche di fermezza e identità: perché il percorso di questa madre dagli anni Cinquanta è un processo di consapevolezza, di apertura al mondo.  La politica, che è buon senso e umanità, i tanti progetti, la libertà che arrivata all’età matura ha la forma del tempo per stare all’aperto, come allora, un computer guardato con diffidenza e poi alleato nella scoperta di un mondo immenso. La donna cresciuta nei campi si è fatta libera, grande a cinquant’anni, matura nel suo sguardo sulle cose sempre più limpido e sicuro, sempre più suo.

Giuliana Zeppegno al suo esordio scrive una storia di grande forza, una storia che ci appartiene, perché attraversa le generazioni, iniziando con chi nato nel corso degli anni cinquanta ha visto davvero il mondo trasformarsi completamente, affrontando cambiamenti enormi. È un romanzo che gode di una scrittura intensa e suggestiva, poetica nelle immagini, che, sfrondando i rami più sottili, come fa il ricordo, rende grazie all’eredità di tutte le innumerevoli ordinarie cose della vita, da mantenere ben salde nel cuore: sono quelle a cui guardare per trovare il nostro posto nel mondo.

Sono una regina, ripeti, abbracciando con un movimento vago lo spazio intorno, il tempo che hai in pugno, i ricordi, i progetti, e tutti noi.”



Recensione di Francesca C.









Altre Informazioni

ISBN:

9788831312912

Condizione: Nuovo
Collana: I TRABUCCHI
Formato: Brossura
Pagine Arabe: 176


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