La Galleria Inesistente ha rappresentato, tra gli anni '60 e '70, una prassi di contestazione del sistema dell'arte e delle figure di mediazione. Attorno ad essa si riunirono, in tempi diversi, gli artisti Vincent D'Arista, Bruno Barbati, Gianni Pisani, Errico Ruotolo, Maria Palliggiano, Giannetto Bravi, Maria Roccasalva e Gerardo Di Fiore. La Galleria Inesistente, con il suo linguaggio sperimentale e trasversale, ha saputo proporre una dimensione estetica collettiva forzando le consuetudini espositive con opere effimere. Delle numerose azioni rigorosamente antiautoriali - dalla simulazione dell'eruzione del Vesuvio alla pioggia di braccia di plastica, dai leoni in gesso diffusi per il centro della città e timbrati da Joseph Beuys alla "mostra inesistente" alla galleria di Lucio Amelio - restano poche tracce concrete ma vividissimi ricordi e immagini. Il testo ne ripercorre le vicende attraverso i documenti, le testimonianze e le voci di quanti conobbero l'attività del gruppo, da Achille Bonito Oliva, Angelo Trimarco, Lucia Trisorio e Giulia Piscitelli a Giuseppe Morra, Mario Franco e i familiari di D'Arista e di Barbati, restituendo la narrazione plurale di una delle esperienze artistiche più interessanti di quegli anni. Un approfondimento è dedicato ai progetti raccolti da Italo Barbati e al percorso autonomo che Vincent D'Arista intraprese dal 1973, anno in cui la Galleria Inesistente si disperse, pur riemergendo come ipotesi estetica nella sua ricerca individuale.