Il volume delinea un percorso attraverso la letteratura italiana del secondo Novecento incentrato sulla rappresentazione dell'io e sulle forme della sua "codificazione". Ad alcuni autori noti e già canonizzati (Buzzati, Calvino e Volponi) se ne aggiungono altri che appartengono a un Novecento "nascosto" e, anche geograficamente, marginale (il triestino Giorgio Voghera), o solitamente trascurato dalla critica accademica (Sanvitale e Lodoli). I saggi qui raccolti, concepiti ed elaborati in margine a un'idea di letteratura che rivendica una funzione in primis conoscitiva, offrono un'immagine dell'io inafferrabile e sfaccettata, ora declinata in termini psicoanalitici ("Nostra Signora Morte" di Voghera, "Il lanciatore di giavellotto" di Volponi), ora restituita, nei suoi esiti più estremi e aggiornati, come "interfaccia" rispetto alla realtà del mondo ("Palomar" di Calvino), ma anche come costrutto che può definirsi solo problematicamente, sia in rapporto all'esperienza temporale del soggetto ("Diario di un millennio che fugge" di Lodoli), sia in rapporto a un'alterità (la dimensione storico-sociale) che risulta parimenti sfuggente e inconoscibile ("Verso Paola" di Sanvitale).