C'è un modo per guardare se stessi e gli altri? Andrea Magno sperimenta questa ricerca con l'osservazione attenta del mondo che lo circonda, che si trovi in riva al mare, immerso nel silenzio, puntando lo sguardo all'orizzonte, o nel caos di una metropoli. L'introspezione scaturisce da momenti particolari, in cui l'occhio metaforico è rivolto alla propria anima, all'esistenza che palpita in ogni angolo dell'universo. Le mani del poeta scavano nelle onde e nell'aria in cerca di legittima felicità e di necessaria bellezza. Vengono a galla l'attaccamento viscerale alla propria terra, una Sicilia ingiusta ma mai rinnegata, e l'amore per la donna, per il suo corpo, per la sensualità con cui lo nutre. I ricordi, gli istanti presenti, i desideri futuri s'intrecciano armoniosamente, solleticando la mente, svelando i sentimenti. La parola detta le regole del gioco lirico: i versi si rincorrono come i pensieri, conoscono le astuzie metriche, imitano i suoni dell'anima, confezionano immagini pulsanti. Il tragitto è tortuoso, lo spirito non è materia facile da apprendere, ma l'arte, se invocata con il cuore, si prodiga per indicare la via.