"Un tale modo di comporre una favola tramite un'altra è tutt'altro che l'idea di un'epoca: si tratta piuttosto di un dato costitutivo del cinema come esperienza, come arte e come idea d'arte. Ma al contempo si tratta anche di un dato che pone il cinema in una continuità contraddittoria con l'insieme di un regime dell'arte. Creare un film con il corpo di un altro, è quel che, da Epstein ai giorni nostri, non hanno mai smesso di fare i tre personaggi che il cinema mette in gioco: i cineasti che "mettono in scena" delle sceneggiature alle quali talvolta non partecipano in alcun modo, gli spettatori il cui cinema è composto di ricordi sovrapposti, i critici e i cinefili che compongono un'opera di pure forme plastiche con il corpo di una fiction commerciale. Ed è anche quel che fanno gli autori delle due grandi summe che hanno voluto riassumere la potenza propria del cinema: i due volumi di "Cinema" di Deleuze, e gli otto episodi di "Histoire(s) du Cinéma" di Godard". (Jacques Rancière)