Calmette stava seduto sul marciapiede con la testa tra le gambe. Da qualche minuto non faceva che ripetere sottovoce che "Allah è grande e decide su tutto, sulla nostra vita terrena e i suoi accadimenti". Questo gli avrebbe detto suo padre. Che però non aveva mai incontrato Rinaldo Bicocca. Era certo di una cosa: Allah l'avrebbe punito, per aver creduto che quell'uomo, che gli sedeva accanto, avesse poteri che spettavano solo alla volontà divina. Per aver creduto che esistesse la "sfortuna".