Le pagine di questo libro danno forma a tutto quello che, nel corso degli anni, ho cercato di dimenticare. Solo la capacità di visione di uno spettatore militante come Jean-Louis Perrier poteva restituire una testimonianza di questi lembi di passato, certo non io. È incredibile rileggere questi scritti e rendermi conto di come fosse dominante l'elemento della quantità, mentre ho sempre pensato che il mio lavoro tendesse verso uno spazio senza contenuto, un luogo di rivelazione, una rinuncia al linguaggio. Ho sempre sospettato che il teatro fosse per me un lavoro sul presente espresso nella lingua del presagio. L'autore di questa raccolta, al contrario, ha voluto fissare le parole dette, e rileggere il mio lavoro attraverso quei lembi di passato che ha conosciuto come critico e come spettatore. Ma Jean-Louis Perrier non si è limitato solo a questo: ha voluto infatti, di volta in volta, farmi parlare. La ricchezza della sua analisi mi aiuterà, d'ora in poi, a fare un ulteriore passo indietro rispetto a quanto è stato fatto. (Romeo Castellucci). Con un testo di Felice Cimatti.