Il problema della morte è il tema più importante dell'auto-comprensione dell'esistenza di ognuno di noi. Oggetto di miti, rituali religiosi, riflessioni teologiche, antropologiche, storiche, sociologiche e psicologiche, dal punto di vista filosofico può dirsi tematizzato in modo sistematico solo nel 1927, con la pubblicazione di Essere e tempo. Giannetto si confronta con quest'opera, ma non solo, cercando di delineare il problema della morte dal punto di vista biologico, antropologico - attraverso le analisi di Feuerbach, Baudrillard e Brown - della filosofia antica greca, delle filosofie orientali e del cristianesimo. Si analizza poi la riflessione heideggeriana: se ne chiariscono i presupposti nel pensiero cristiano, nella filosofia di Hegel e di Scheler, nei racconti di Tolstoj e nelle poesie di Rilke, se ne discutono le critiche da parte di Löwith, Sartre, Blanchot, Lévinas, Derrida, Ernst Bloch, Moltmann, Binswanger e Barthes. Ne emerge una nuova interpretazione della morte: ribaltando la prospettiva dell'essere-per-la-morte, considerando l'esperienza della priorità della morte degli altri rispetto alla propria, si transita dall'angoscia alla speranza su basi non metafisiche ma storiche. La fenomenologia dell'amore è prioritaria rispetto a quella della morte.