La consapevolezza dei limiti e delle ristrette prospettive dell'Europa "sociale" - rispetto anche alle attuali esitazioni che pongono in discussione il futuro stesso della costruzione comunitaria europea - ha indotto ad affrontare peculiarmente gli aspetti sociali dello sviluppo economico europeo, indagando le attività di una singolare Commissione istituita dai sei Paesi che gettarono le fondamenta dell'odierna Unione dei Venticinque. Lo studio che confluisce in queste pagine, pur preliminare, consente di sostenere come anche a livello europeo il lavoro presentasse aspetti di disimpiego: per i sei Paesi membri della Ceca e della prima Cee si sarebbe dunque trattato di una questione comune, della quale emergevano tuttavia matrici differenti. La fonte prevalentemente adottata per la stesura del presente volume è rappresentata dalle relazioni della Commissione parlamentare per gli affari sociali, organismo comunitario attivo in una prima fase (1952-1958) a supporto delle attività della Ceca, e dopo il 1958 posto a servizio dell'Assemblea parlamentare europea, formatasi a seguito della firma dei Trattati di Roma istitutivi della Comunità economica europea (Cee) e della Comunità europea per l'energia atomica (Ceea o Euratom). Il quadro degli interessi per i problemi del lavoro offerto da tale fonte va ben oltre la pur urgente questione dello squilibrio nel mercato del lavoro per toccare tutti gli aspetti minuti caratterizzanti le condizioni di svolgimento del lavoro negli anni Cinquanta.