I saggi di questo volume - su Montaigne, Pascal, Racine, Baudelaire, Proust, sul pubblico del classicismo francese - completano e arricchiscono il quadro del realismo occidentale avviato da "Mimesis" dello stesso autore. Anche in queste pagine, come nella sua opera maggiore, Auerbach mette in atto la sua originalissima metodologia critica, mobile e antidogmatica, capace di rendere significativo il "dettaglio", di risalire dallo stile di testi alla temperie complessiva di un'epoca, di una società, di una cultura. La costante attenzione per il pubblico gli permette di penetrare nella segreta dinamica delle opere, nel loro realizzarsi come esperienza estetica, di registrare le mutazioni della spiritualità - la progressiva "secolarizzazione" in cui si rivela il destino del Moderno -, ma anche di cogliere l'emergere di nuove sensibilità e di nuove forme.