La nostra civiltà ci ha portato, al termine di un percorso vertiginoso finalizzato all'alienazione totale dell'uomo, sull'orlo di un abisso oltre il quale ci aspetta l'ultimo tratto di un cammino fin troppo prevedibile. Da quest'orlo, l'estrema possibilità di non sprofondare in modo definitivo ce la offre il nostro istinto, o meglio, quello che resta del nostro istinto di autoconservazione: alla ferma volontà di recidere il cordone ombelicale che ci tiene avvinti all'abominio tecnologico, si deve aggiungere la riscoperta e la rivalutazione delle origini più remote della specie umana. Regredire volontariamente significa progredire verso un passato che ci determina come individui non ripetibili. Solo conoscendo a fondo il nostro passato possiamo rintracciare la scintilla che fa accendere il progresso. «All'interno del processo evolutivo non esiste un altro errore tanto sopravvalutato quanto il genere umano».