La "Città del Sole" fu scritta da Tommaso Campanella nel 1602 nelle segrete napoletane di Castel Nuovo. Qui il frate domenicano, fingendosi pazzo, scontava una condanna al carcere perpetuo per un fallito tentativo di rivolta per liberare la Calabria dall'asfissiante dominazione spagnola. L'opera, sotto forma di dialogo fra un Cavaliere Ospitalario e un Genovese nocchiero di Colombo, descrive leggi, conoscenze e costumi (apparentemente perfetti) della città di Taprobana, capitale della comunità eliaca che, vivendo in puris naturalibus, è organizzata secondo principî assolutamente razionali. Il dialogo è introdotto da un ampio saggio di Antimo Cesaro che, ripercorrendo la tormentata storia del testo (nelle sue varie redazioni, manoscritte e a stampa), offre anche una lettura delle alterne fortune del pensiero campanelliano e del suo dialogo poetico, interpretato come scritto utopico, messianico e, soprattutto, ectopico. L'approfondimento di questa originale prospettiva di studio del pensiero utopico è, infine, argomento del saggio di Giulio M. Chiodi ("Utopia: il luogo ectopico del pensiero e del potere") che arricchisce la presente edizione.