Tutti i testi raccolti in questa antologia mostrano chiaramente un lavoro della poesia che non può essere ridotto a mera “emissione intima” dello stato d’animo dell’io in questione.
si tratta di elaborazioni, che richiedono perciò una “lettura tra le righe” e un’attenzione al senso che si forma, non come riconoscimento di proprietà soggettive, ma come condivisione di un oggetto. del resto, se la parola comunicazione ha un significato, è quello di “mettere in comune” qualcosa: questo qualcosa è un insieme di parole. qualunque sia il motivo che ha spinto l’autore a unirle in un determinato modo, il problema è se quel determinato mondo verbale serve anche ad altri, suscita dubbi e induce ad altre letture, diventando molla di autoanalisi, ripensamento e infine reinvestimento mobilitante.
non resta che usare la poesia come strumento di lotta non solo contro l’evidente “sonno della ragione”, ma anche e soprattutto contro il più larvato, ma non meno inquietante, “sonno dell’immaginazione”. catamodernismo è l’affondare della modernità, delle sue utopie e delle sue conquiste, travolte nelle contrazioni spasmodiche di un’epoca che non sa più dove attaccarsi.
ma la formula del catamoderno contiene anche un compito, un imperativo: essa indica la necessità di spingere a fondo il moderno. di procedere cioè sul solco della modernità radicale e dell’oltranzismo avanguardistico, portandoli alle estreme conseguenze.
essere catamoderni contiene anche un segnale di rigore e di resistenza contro le derive delle mode e le nozioni che garantiscono il consenso, gli identitarismi di ogni tipo (fossero pure quelli del genere), i contenutismi ormai imperanti, i moralismi ricattatori, ma anche contro gli edonismi criptoestetizzanti (magari trasferiti dalla poesia all’industria dei corpi), gli erotismi controllati in quanto mercificati, tutta la fabbrica del desiderio e del piacere.
essere catamoderni vuol dire contrassegnare ogni produzione intellettuale, creativa e non, con il marchio della criticità.
ma su cosa si appoggia la critica in un campo di forze così attraversato da tensioni e pertanto così privo di punti d’appoggio, nella tempesta che ci attraversa? la risposta sta nella stessa impossibilità della critica: essa si genera solo come aspirazione insoddisfatta, prova insopprimibile, contrasto interno e quindi allegorismo della contraddizione.