La Carla è il primo lavoro della trilogia intitolata "I racconti della bassa", comprendente altri due scritti, La Rivalsa e La Fatica, dedicati alla gente che insiste sulla piana vasta e bassa che si stende lungo le sponde del Naviglio pavese, dalla periferia a sud di Milano sino alle depressioni del Ticino e del Po. Questa plaga benedetta dall'humus delle risorgive sparse nella campagna che colora d'ocra le case degli umani, gonfiandone inesorabilmente le stabiliture esterne risalendo sino ai piani alti riportando a vista i mattoni sottostanti. Così l'Autore presenta la protagonista del romanzo: "Che la Carla fosse matta tutti lo dicevano e cosi la indicavano, con nascosta ammirazione e malcelata invidia, per quel piglio incosciente che consentiva a quel demonio in sottana di gustare la vita nelle sue alterne vicende di allegra sfrenatezza, che erano quelle che le riuscivano meglio, ma anche di bruciarsi nella veemenza impetuosa dei sentimenti, in quelle avverse, allorquando l'esistenza stessa sembrava preludere al caos. Di colorito chiaro e di pelo rosso, lo sguardo solitamente limpido spesso trasfigurava in pensieri lontani, persi in un oltremondo remoto. Rapimenti dell'anima cui poneva fine con una risata breve e sonora che sembrava irridere al lampo di grazia appena intravista: 'Ven giò de la pianta'. Lo sconcerto era tutto di chi le stava davanti; sembrava un'altra persona. Radicale d'indole prima che di pensiero, coglieva impietosamente ciò che stava dietro i convenevoli, rendendo palese quel che la gente vuol nascondere".