Due Viaggi, il primo in India e il secondo in Perù, inducono l'autore ad analizzarsi nel profondo. Numerose coincidenze, per nulla casuali, divengono un'opportunità per scorgere il disegno divino e quindi fare autocritica mettendo a nudo i propri difetti. La conclusione è quella di immaginare anche la propria fine, accettandola come naturale conseguenza dello stesso disegno provvidenziale.