"Le Ferrovie dello Stato italiane sotto la lente della finanza pubblica: un'inchiesta che parte dal secondo dopoguerra per arrivare fino ai giorni nostri. Da cosiddetta «agenzia di collocamento», aliena al concetto di impresa e di libera concorrenza, a SpA degli anni Duemila. Grandi investimenti, ma l'amara constatazione che la sostanza economica e politica ha però conservato il suo lato più novecentesco. E poi la quantificazione economica dei costi netti del sistema per lo Stato, i cui numeri sono crudeli: nell'ultimo trentennio l'onere pubblico, al netto dei ricavi, è stato dell'ordine dei 470 miliardi di euro, pari a quasi il 20% del debito pubblico. Questo, a fronte di un ruolo economico nel sistema dei trasporti terrestri decrescente, che rasenta l'irrilevanza. Per poi scoprire, inoltre, che le motivazioni sociali e ambientali - alibi alla base dell'ingente impiego di risorse emerso dall'analisi condotta e qui pubblicata - seppur reali, sono spesso indifendibili. Ma gli autori di questo libro ci forniscono strategie possibili e - è il caso di dirlo - a lunga percorrenza."