Germania, anni Quaranta. Hildegard è una ragazza solitaria, cresciuta nei boschi della Turingia senza una vera famiglia, affidata all'uomo che ha causato in un incidente di caccia la morte del padre. Imbevuta di ideologia nazista, annega la sua gioventù tra le pagine del Mein Kampf, i documentari di Leni Riefenstahl, i raduni della gioventù hitleriana, fino a maturare per il Führer una sorta di venerazione. Lasciata a se stessa, fragile e indomita al contempo, la ragazza non è a suo agio nei rapporti con gli altri e ben presto si guadagna l'appellativo dispregiativo di Orsa tra i suoi compagni di liceo. L'incontro con un ufficiale delle SS che le propone un lavoro in qualità di segretaria in un campo di concentramento, con il compito di schedare i prigionieri e di smistarli ai vari incarichi, svolta il suo destino. La vita al campo la costringe a interrogarsi sulle sue certezze, sulle sue aspettative, perfino sulla validità del progetto nazista di cui fino a quel momento non ha mai dubitato. Poi, un giorno, mentre si trova in infermeria, incrocia lo sguardo di un prigioniero appena giunto al campo. Il romanzo affronta con pudore l'altro volto dell'olocausto, quello che vede in prima linea le donne tedesche, non le Maria Mandel o le Gertrud Scholtz-Klink che, attratte dal fascino malefico del nazismo e dei suoi leader, divennero delle spietate fiancheggiatrici, ricoprendo ruoli di prim'ordine nei campi di concentramento, ma le Altre, quelle decise a fare i conti con i fantasmi del proprio passato e a pagare il tributo imposto dalla dignità umana alla Storia.