È stato difficile scegliere fra le diverse centinaia di foto, perché ognuna di esse denuncia un aspetto della vita dei palestinesi sotto l'occupazione israeliana, ma nessuna mostra bambini ammazzati o sangue versato: non per questo sono meno vere o meno dure; anzi, sono forse ancora più significative. Da questo punto di vista, l'intenzione dei due fotrografi è proprio quella di restituire l'immagine di una vita semplice, che scorre nella sua quotidianità sotto un'occupazione che non dà tregua. Quasi tutte le immagini sono state scattate a Hebron. "L'antichissima città dei Patriarchi" potrebbe essere una città prospera, invece è costretta a portare sulle spalle il peso della colonizzazione avvenuta nel cuore del suo centro storico. La sua casbah, un tempo tra le più affascinanti del Medio Oriente, oggi è deserta, spettrale. I negozi sono chiusi, nelle viuzze strette non si incontra nessuno, in molti punti regna un silenzio totale e irreale" [dall'introduzione]. Si tratta insomma di un libro di denuncia che resiste alla seduzione della violenza, inquadrando piuttosto la bellezza e la dignità disegnate sui volti da una resistenza quotidiana ed esplicita.