Fuggo da te e mi assopisco di nuovo, nonostante il mattino sia chiaro come cristallo e il sole brilli fulgido lì fuori. Se solo tu avessi chiesto dell'altro, qualcosa di meno gravoso, non così stancante, qualcosa di leggero, futile, divertente, effimero come bere del tè, un caffè, una barzelletta o un aneddoto. Tu insisti e chiami ancora, vuoi che ti narri la storia di Shahrazad che, sulla propria spalla, culla il triste re, recitando come una cantilena i racconti del paese delle meraviglie. E lo fai pur sapendo che io non sono Shahrazad, che il più grande prodigio del mondo sta nel fatto che io non possa mettere piede nel mio paese o attraversare le regioni che lo circondano. Non ti meravigliare! Mettiamoci a contarle una ad una. Che cosa strana, non credi?