Le strutture ospedaliere private, già messe a dura prova dalla pandemia del febbraio 2020, sono al centro di un dibattito dottrinale e giurisprudenziale in merito alla possibilità di fruire dell'agevolazione fiscale che consente agli «enti ospedalieri» di beneficiare del dimezzamento dell'aliquota IRES. In particolare, le nobili intenzioni del legislatore del 1973, che aveva inteso alleviare il carico fiscale in uno dei settori più importanti del vivere civile, si sono scontrate con le letture restrittive della giurisprudenza e della prassi amministrativa, che hanno generato seri problemi di discriminazione dell'iniziativa economica privata nel settore, svilendo la finalità sociale che accomuna enti ospedalieri ed enti di marcata utilità sociale. Il lavoro, in una prospettiva storico-critica, mette a fuoco non solo l'evoluzione interpretativa della disposizione agevolativa ma si cala nelle specifiche tesi che, dilatando o restringendo le maglie della norma, pretendono di distinguere le attività ospedaliere - pubbliche o private, convenzionate o in regime di solvenza - e la misura del beneficio loro spettante. Se si perde di vista la centralità del servizio sanitario, si va incontro al rischio di un un'eccessiva compressione dell'agevolazione fiscale, causata da una visione frammentaria che trascura il quadro d'insieme. È doveroso, per l'interprete, arginare questo pericolo, nell'interesse della collettività che, in via di traslazione economica, sarebbe altrimenti destinata a subire un maggior onere fiscale.