Bernardino Varisco (1850-1933) è una figura di spicco del panorama filosofico italiano del primo Novecento. Il suo nome si accompagna ad altri grandi pensatori di quel periodo, oggi "poco frequentati", come, ad esempio, Bonatelli, Ardigò, Vailati, Martinetti, Juvalta, Zamboni e Moretti-Costanzi. La filosofia di Varisco si distingue nettamente in questo panorama per la propria originale impronta monadologica - che per certi aspetti consente di avvicinarlo a Whitehead -, costruita non solo sulla scorta del confronto con Leibniz, ma anche attraverso il dialogo con diversi altri pensatori. Nella prima parte di questo lavoro viene esposta l'intera evoluzione della monadologia matura di Varisco (a partire da I Massimi Problemi (1910) in avanti), svolgendone i differenti aspetti metafisici, morali e teologici. Qui sono messi in evidenza in modo privilegiato il pluralismo coscienzialistico del filosofo, la sua nota interpretazione morale dell'"essere ex veritate" e la dottrina dell'"autolimitazione divina". Nella seconda parte trovano spazio alcuni approfondimenti critici, attraverso un confronto mirato con Leibniz, Bruno e Rosmini.