La questione della tecnica è stata al centro del dibattito filosofico novecentesco. La tecnica è stata accusata da alcuni di essere responsabile dell'alienazione, da altri è stata evocata come fattore di salvezza. Comune a tutte queste posizioni era però la persuasione, risalente al "Protagora" di Platone, che essa fosse una protesi dell'esperienza umana. I saggi raccolti in questo volume problematizzano tale approccio. Quali sono - si chiedono i filosofi intervenuti a Praxis 2016 - i confini che separano la natura dall'artificio? E si dà realmente una linea divisoria tra l'umano e il non umano, tra l'organico e l'inorganico? La coscienza e l'automa sono effettivamente due regni separati e in sostanziale conflitto tra loro o partecipano piuttosto della stessa natura? L'atto del vivente e l'operazione tecnica sono eterogenei o si dispongono su un piano di continuità? Con tali domande si intende ripensare la dimensione della 'esperienza', allargandola alla natura e ai suoi processi, emancipandola, così, dal riferimento privilegiato all'uomo. Come superare, insomma, quei dualismi (natura-cultura, mente-corpo, soggetto-oggetto, tecnica-vita ecc.) che paralizzano il pensiero e che sono all'origine della devastazione del pianeta?