Il frate agostiniano Leopoldo di San Pasquale fu condannato a Napoli nel 1757 per eresia, frode e scandali sessuali. Dopo sei anni di prigionia tornò in libertà e raccontò di essere stato torturato e «seppellito vivo». Grazie anche ad astuti avvocati, il caso suscitò grande interesse, trasformandosi in uno specchio dei sentimenti, delle paure, delle aspirazioni e dei conflitti che attraversavano il corpo sociale, e dividendo il popolo in due fazioni: innocentisti e colpevolisti. La vicenda di questo eroe picaresco - oggi dimenticato - viene riportata alla luce da Pasquale Palmieri attraverso uno spoglio arguto e capillare delle fonti, manoscritte e a stampa, di carattere popolare e colto, e diventa l'occasione per riflettere sui racconti di giustizia, sulla tradizione romanzesca italiana prima di Manzoni, sul rapporto fra potere politico e opinione pubblica nel Settecento.