Il corpo umano è una cosa di proprietà della persona, di cui è lecito disporre liberamente, o è parte integrante della sua identità? È la gabbia di cui siamo prigionieri o una componente essenziale di ciò che siamo e del senso della nostra esistenza? La manipolazione dei processi vitali del corpo umano è un semplice prolungamento della manipolazione della natura o apre inediti orizzonti problematici che richiedono nuove strutture concettuali per essere compresi, prima ancora che regolati da norme? Per rispondere a tali interrogativi e per formulare un'etica della relazione riproduttiva occorre operare una rivoluzione concettuale capace di integrare la riflessione razionale con un'analisi di sentimenti ed emozioni, quali messaggeri di quella parte del sé che è in comunicazione con la teleologia biologica inerente ai processi di vita. Con questa impostazione l'autrice propone un'indagine etica relativa agli interventi sul processo riproduttivo, sia negativi che positivi - contraccezione, aborto, riproduzione assistita, selezione pre-impianto - impostando l'indagine sulla relazione madre/figlio e mostrando come il rapporto con una nuova vita umana non possa assumere i contorni di forme di agire di natura diversa, quali il progettare e il produrre, senza violare all'origine il senso ontologico, prima che etico, del venire al mondo di un nuovo individuo umano.