Il concetto di autoconsapevolezza riconducibile alla tradizione buddhista è stato in Occidente il più delle volte sottovalutato, se non eliminato del tutto, per cui diventa quasi "urgente" interrogarsi sulla possibilità di un suo contributo in chiave laica alla promozione di un'educazione adatta a far fronte alle conseguenze del tempo accelerato digitale e macchinico della vita contemporanea in cui la soggettività sta diventando sempre più dispersa. Il volume propone una rilettura delle pratiche di autoriflessione ed autoconsapevolezza di tradizione orientale, esplorandone le radici, passando per una riflessione critica sul modo in cui tali pratiche possano inserirsi, in chiave educativa, nel mondo occidentale, non senza rilevare il pericolo di un loro utilizzo riduttivo. Il dialogo tra pedagogia critica e pratiche di autoconsapevolezza di matrice orientale appare foriero di molteplici riflessioni e ricadute operative che vanno nella direzione di una emancipazione dell'individuo da ogni conoscenza dogmatica nonché dai vincoli sociali e culturali che contribuiscono alla definizione della sua conoscenza disposizionale. In conclusione vengono proposti gli esiti di una ricerca empirica condotta con gli studenti universitari all'interno del laboratorio di epistemologia e pratiche dell'educazione dell'Università degli Studi di Napoli Federico II.