Questo testo di Michel Delahoutre, con le ampie didascalie di lettura iconografica, resta il volume di riferimento per introdurre all'arte indiana. Arte alla quale ci si può accostare solo attraverso una meditata conoscenza dell'induismo e del buddhismo. È paradossale, per il nostro modo di concepire l'arte, come i criteri estetici dell'induismo siano stati determinati centinaia di anni prima di essere sviluppati visivamente e plasticamente. Fu però il buddhismo, ultimo arrivato nel continente indiano, a sviluppare per primo l'arte, seppure inizialmente in forme architettoniche aniconiche, per poi tuffarsi nella contemplazione della bellezza rappresentata dal Buddha. La ritualità hindu si accontentava di luoghi per il sacrificio, spazi sacri modestissimi determinati dal focolare e dal palo dove legare l'animale, axis mundi, paragonabile all'albero dei greci. Eppure, su queste esigenze elementari, la pietà popolare ispirò templi colossali dedicati sempre allo stesso rito e divenuti luoghi di festa. Il lavoro di Delahoutre ci fa perciò entrare nelle costanti del sacro, mito, simbolo e rito, che attraverso l'arte si palesarono ai fedeli e anche a noi osservatori.