Vivere non vuol dire soltanto affidarsi al ritmo biologico dell'esistenza, ma trovare di continuo le ragioni per continuare a vivere, magari anche con qualche gusto, malgrado le tante avversità che si incontrano sul proprio cammino. La cosa più naturale del mondo esige pertanto, per neutralizzare le forze negative che la contrastano una buona dose di saggezza ovvero l'apprendimento di un'arte. I filosofi antichi ne erano convinti sia che puntassero, come gli epicurei, sul piacere di vivere, o che raccomandassero l'accettazione del mondo, come gli stoici. Le religioni in genere, e il cristianesimo in particolare, contengono elementi di "consolazione", che hanno consentito per millenni ai loro fedeli di affrontare con speranza le sfide del male e della morte. Anche con il declino delle fedi religiose permane l'esigenza, per individui animati da un "sentimento tragico della vita", di ritrovare, nella conoscenza di sé, nell'azione e nello scambio comunitario, nuove forme di sostegno che mettano al riparo dal male di vivere.